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PRIMI VESPRI DI SAN PANFILO, UOMO DEL PERDONO

Si sono tenuti nella serata di oggi, nella Basilica cattedrale di San Panfilo, i primi Vespri della Solennità di San Panfilo vescovo, patrono della città di Sulmona.

Mons. Fusco, dopo la lettura breve (1 Pt 5, 1-4), ha commentato la Parola di Dio con le seguenti parole:

 

La prima lettera di Pietro esorta gli anziani a pascere il gregge loro affidato e invita i pastori ad essere modelli del gregge. Il nostro San Panfilo, Vescovo di Sulmona dal 682 al 701, ha lasciato un segno indelebile della sua santità nel nostro territorio e tra la nostra gente facendosi modello del gregge.

Anche se conosciamo ben poco della sua vita, desidero sottolineare un tratto della sua personalità evidenziato nella sua breve biografia: San Panfilo Vescovo viene presentato come pastore dedito alla carità, ad aiutare i più bisognosi e viene sottolineato come tra le sue virtù vi fosse quella di sopportare le calunnie e di perdonare ed amare i suoi calunniatori.

 

Dovette perfino andare a Roma da Papa Sergio I per discolparsi dall’accusa di Arianesimo che negava la divinità di Cristo. L’esercizio della virtù della pazienza nel sopportare le calunnie e nel perdonare, tuttavia, lo guidò nel pascere il gregge che gli era stato affidato.

Papa Francesco ha spesso parlato della mormorazione, definendola una piaga del vivere insieme, e anche della calunnia che uccide, tanto da definirla «un cancro diabolico».

 

A volte ritroviamo anche nei nostri ambienti, civili ed ecclesiali, uno stile di mormorazione e di calunnia. Secondo quanto ci dicono gli esperti della vita spirituale il punto di partenza della mormorazione è un’insufficiente pace interiore, il non vivere una condizione di benessere con se stessi, con i fratelli e anche con Dio.

Tale situazione nasce dalla ricerca di affermazione di se poiché ci si sente minacciati, poiché l’altro la pensa diversamente da me oppure perché io stesso in fondo al mio cuore mi sento inferiore.

Lo scopo del mormoratore è quello di demolire l’altro per affermare se stesso e la propria idea, demolire coloro che non riconoscono il mio ruolo, la mia importanza, il mio lavoro oppure chi mi mette ai margini. Di fronte ad una tale situazione vengono usati strumenti e tecniche per cercare consenso e addirittura si può giungere alla calunnia, creando così un danno alla comunità e generando, di conseguenza, alleanze a favore di se stessi nel parlar male degli altri e demolirne la dignità.

Partendo dal fatto che chi mormora è una persona scontenta, come si potrebbe ridurre il rischio che questo accada? Ecco qualche suggerimento:

–        Potremmo cercare di non accettare il semplice sfogo contro un altro quando questi non è presente, altrimenti ci rendiamo inevitabilmente complici. Non rifiutando l’ascolto, ma magari chiedendo alla persona che ci racconta un fatto meno positivo, di dirlo al diretto interessato perché comunque è più utile. Fa male sentirselo dire, ma ci abitua ad una modalità più sana ed evangelica di comunicare e di affrontare le cose che non vanno.

–        Abituarci a guardare l’altro con uno sguardo positivo, cioè saper vedere il bello di una persona, poiché, se il Padre mio lo ama, vuol dire che c’è del bene nel fratello. Non è tutto da buttar via. Sarebbe molto bello se ci abituassimo ad apprezzare l’altro, ad elogiare il bene che fa, a mettere in evidenza il positivo prima delle cose negative;

–        a saper godere e ringraziare il Signore per il fratello, senza disprezzarlo e complimentandosi del bene fatto;

–        ad avere uno sguardo di misericordia quando l’altro sbaglia e commette degli errori, senza puntare il dito e rallegrandosi per quanto è accaduto.

–        Meglio tacere, fare silenzio, che coinvolgersi nella mormorazione e nel calunniare l’altro.

 

Dovremmo abituarci a valorizzarci reciprocamente. Siamo così abili a dirci le cose negative. Dobbiamo allenarci a parlare bene, a bene-dire chi ci vive accanto, perché un simile atteggiamento crea, un po’ alla volta, una forma mentis che condivide le ricchezze altrui, proprio come vorremmo che l’altro facesse con noi.

 

Chiediamo al nostro Patrono San Panfilo di aiutarci ad esercitare le sue stesse virtù: di sopportare le calunnie e soprattutto di saper perdonare. 

 

+Michele Fusco             

Sulmona, 27 aprile 2024

Primi Vespri della Solennità di san Panfilo, vescovo